Cambiare

Capita di vivere momenti in cui si sente il bisogno di fare un bilancio della propria vita, di pensare che poche o nessuna delle scelte fatte abbia avuto o abbia ancora un senso. Di chiederci se fosse proprio questa la vita che volevamo, che avevamo immaginato per noi.

Comprendere che sono pochi i progetti, i desideri, le aspettative che avevamo e che si sono concretizzati, può farci sentire amareggiati, arrabbiati, frustrati o preoccupati davanti ai pensieri che ci inondano e renderci insicuri tanto da non riuscire a pensare in termini positivi.

Limitarsi a osservare il passato, a giudicarci per le scelte fatte, non aiuta a trovare nel futuro cose migliori di quelle che ci siamo lasciati alle spalle, tuttavia potrebbe fare emergere il bisogno di «cambiare qualcosa» per compensare o evitare di ripetere le stesse scelte che ci hanno condotto proprio dove non saremmo mai volute andare.  

Se alla base del malessere che stiamo provando ci sono relazioni significative (in famiglia, nella coppia, sul lavoro) motivati dalla necessità di modificare il presente, spesso, sebbene in buona fede, commettiamo un errore: crediamo sia «giusto» cambiare l’altro/ gli altri, quelle persone con cui tessiamo relazioni professionali o intime e nelle quali non ci sentiamo libere di stare esprimendo noi stessi. 

Le motivazioni sono plausibili e comprensibili, ma quella scelta non conduce da nessuna parte perché noi possiamo modificare solo il nostro modo di comportarsi ed agire e gli altri, a meno che non lo desiderino, non cambieranno per rendere la nostra vita più «facile» o migliore. 

Vi è anche la possibilità che la relazione da modificare sia quella con noi stessi. Che non ci piacciamo più, che non vogliamo essere come siamo e allora, in molti casi, rivolgiamo la rabbia contro di noi, imponendoci cambiamenti che non possiamo ottenere rapidamente, perché come disse Rogers: solo se prima ci accettiamo per come siamo, possiamo cambiare

Il bisogno, travestito di illusione, di poterlo fare è alla base di molti conflitti nella coppia, tra i genitori, con i figli e non solo, perché soddisfare quel bisogno di cambiamento è difficile, non impossibile, e quando ci sentiamo feriti, incompresi, poco o per niente amati ciò che ci viene più naturale fare è incolpare gli altri, attribuire a persone, eventi, situazioni, la responsabilità delle nostre delusioni e sofferenze.

Un buon inizio potrebbe essere accettare il fatto che il mondo non ci sia sempre debitore. 

Nel momento in cui da adulti reclamiamo il diritto di compiere scelte, dovremmo anche essere pronti ad accettare che anche gli altri facciano le loro senza che questo coincida necessariamente con i nostri desideri. 

L'idea di cambiamento spesso coincide con fantasia che qualcuno comprenda i nostri bisogni più intimi, che non calpesti i nostri sogni e progetti, che possa amarci per come siamo. Sono desideri comprensibili ma irrealisti.

Nessuno meglio di noi può sapere di che cosa abbiamo bisogno, cosa ci manca, come potremmo ottenerlo o per quale ragione desideriamo così tanto una determinata cosa. E nessuno più di noi ha la responsabilità di fare tutto ciò che può per essere felice.  

Ciò che dovremmo ricordare e che cambiare spaventa.

Ci allontana dalle certezze, ci costringe a intraprendere nuovi percorsi, a sentirci inesperti, senza controllo.

Inoltre tendiamo a pensare che cambiare sia qualcosa di visibile nell'immediato.

Farlo invece richiede tempo, pazienza, costanza.

Occorre mettere in conto la possibilità del fallimento, saperci consolare e dire che l'aver fallito una volta, non significa che succerà ancora.

È come imparare ad andare in bicicletta senza rotelle. La prima volta potremmo anche cadere, ma alla fine pedale in autonomia è possibile. 

Un vero cambiamento è fatto di passaggi, di fasi, di momenti. 

Ognuno decide quando e come intraprendere il viaggio.

Gli strumenti utili per farlo sono: la costanza, la fiducia in sé, la voglia di sperimentare nuove situazioni, l'accettare di essere realisti sulle aspettative, darci la possibilità di credere in ciò che vogliamo, osare la relazione con l'altro invece di prenderne costantemente le distanze, assumersi le responsabilità di parole e azioni che potrebbero essere il punto di partenza.