È impossibile vivere ricevendo solo complimenti. Anche se questo fosse possibile, alla fine ci stancheremmo, metteremmo in dubbio la veridicità e la sincerità delle lodi e inizieremmo ad annoiarci. La realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno è fatta anche di persone che non aspettano altro che sbagliamo per sottolineare, non solo il fallimento del presente, ma ricordarci anche quelli del passato. Se da un lato criticare sembra essere uno sport molto praticato, da un altro dimentichiamo che una critica, e chi la muove, riesce a farci stare male soltanto nel caso in cui noi lo consentiamo. Questo non significa che tutte le considerazioni negative che ci vengono 'affibbiate' dovrebbero essere ignorate o sottovalutate. Una sana critica è uno strumento essenziale per migliorarci, soprattutto se viene da chi non fa, dello sminuire l'altro, il suo copione di vita. Reagire negativamente fa arrivare all'altro il messaggio che siete d'accordo con lui, che in fondo, dentro di voi, avete già deciso che lui ha ragione. È il rafforzamento di una convinzione interiore di non essere nel giusto, di non meritare, di essere fatti male, che innesca la spiacevole sensazione di non avere alternative, di essere insomma quella bambina o quel bambino cattivo, a cui qualcuno ha detto spesso (troppo): se non farai... non ti vorrò bene! Di fronte a queste situazioni il ventaglio delle conseguenze può essere : Qualunque sia la scelta per rispondere "all'attacco" potrebbe essere utile fare tesoro delle esperienze negative, trasformandole in un mezzo per conoscerci meglio e consapevolizzare parti fragili di noi che soffrono ogni volta in cui qualcuno riesce a contattarle. Possiamo allora prendere un quaderno, piccolo o grande, dalla copertina scura o colorata, (anche questa scelta ci direbbe qualcosa di noi) e scrivere ogni volta in cui qualcuno - sul lavoro, in famiglia, tra amici - critica, giudica o condanna quello che diciamo, facciamo, agiamo. E a fine giornata, settimana, mese, rileggere cercando di cogliere con obbiettività quello che ciò che abbiamo scritto, ci dice. Prendiamo nota delle "cose": parole, situazioni, persone, emozioni che riescono a metterci maggiormente in difficoltà, a farci sentire giudicate, escluse, sbagliate e con serenità proviamo a vedere se per caso tra le parole dette a vanvera di qualcuno, non ci sia la chiave per riaprire vecchie ferite che appartengono solo a noi ma che, in mano ad altri, diventano armi devastanti. Dopo un po' avremo la possibilità di confrontare le emozioni innescate dai giudizi con l'oggettività degli eventi.