La fatica di essere se stessi: maschere e falso Sé

Winnicott pediatra e psicanalista inglese fu lo psicoterapeuta che introdusse i concetti di holding, spazio transazionale, madre sufficientemente buona e falso Sé.

Tralasciando i primi tre concetti che riguardano la psicologia dello sviluppo, approdiamo al quarto che, sebbene si formi e trovi basi solide per alimentarsi nell'infanzia, estende le sue applicazioni nell'età adulta condizionando il modo di essere e di sentirsi.

Il falso Sè, è un modo in cui il bambino, di fronte alle relazioni inadeguate di chi si prende cura di lui ma che non risponde ai suoi bisogni, perde il contatto con essi, adattandosi alla aspettative genitoriali.

Poiché il Vero Sè non trova risposte e consolazione alle sue richieste, si crea un Falso Sè, con cui proteggere il Vero: il bambino diventa ciò che madre, padre, vuole che sia.

Proprio come in una fiaba, però, trascorrono gli anni e il Vero Sè per sopravvivere, seppure nascosto, è costretto a indossare Maschere e a vivere nell'Ombra.

Può capitare all'ora, all'improvviso o lentamente che ciò che facciamo, il modo in cui viviamo o stiamo con gli altri, ci appaia estraneo, inutile senza senso.

Insomma ci si sveglia un giorno, o si comprende dopo un periodo di malessere interiore, che non siamo e non facciamo ciò che vorremmo e essere e fare.

Ma poiché il Vero Sè si è nascosto per anni ed è ancora nel suo nascondiglio, preda di timori, riconoscerlo, definirlo, incontrarlo non è una cosa facile.

Per rientrare in contatto con Lui è necessario avere una buona consapevolezza di Sé.

Lo abbiamo messo a tacere per tenerlo alla larga dalla manipolazione genitoriale, per dargli la possibilità, quando saremmo stati adulti, di dire le cose che gli erano state impedite di dire.

Così degli ingegneri di successo potrebbero scoprire che avrebbero voluto fare i meccanici, e alcuni impiegati avrebbero voluto essere musicisti.

Essere autentici, liberarsi dalla Maschere, scoprire le proprie Ombre, non ha nulla a che vedere con l'essere sinceri.

Significa rientrare in contatto con una parte infantile ma importante per ognuno di noi.

Essere consapevoli, imparare a ricercare la consapevolezza significa entrare in contatto con i nostri sentimenti, con i bisogni inappagati, con i desideri mai espressi.

Da soli o con l'aiuto di qualcuno, intraprendere un viaggio dentro di sé è una bella sfida che può riaccendere paure, dare voce alle insicurezze, tuttavia, come disse Donald Winnicott:

 'É un piacere mantenere i propri segreti, ma che tragedia non venire scoperti!'