La prima volta che ti ho visto: la comunicazione seduttiva.

Ci sono incontri che provocano, anche prima che avvengano, un particolare stato d'ansia.

Le ragioni sono molte.

Ci sono il desiderio di piacere all'altro, il bisogno di essere accettati, di amati, per come siamo, desiderati con tutti i nostri limiti e difetti.

Poiché il sogno e la fantasia di ricevere il riconoscimento sperato e l'affetto o l'amore che ne potrebbe derivare, è alto, tendiamo a immaginare contenuti e comportamenti molto tempo prima dell'incontro.

C'è chi si chiede quali potrebbero essere le parole migliori da dire, chi quale indumento potrebbe nascondere i suoi difetti, quale atteggiamento adottare per colpire l'altro.

La possibilità di far colpo e conquistare l'attenzione di chi abbiamo di fronte (a qualunque livello di relazione) è in realtà ben poco affidata al comportamento agito perché l'uomo o la donna, almeno secondo gli studi di neuropsicologia, valutano chi hanno di fronte con meccanismi che non varcano la soglia della consapevolezza.

Essere attratti da qualcuno (oppure attrarre qualcuno) fa parte di un meccanismo a tappe durante il quale verranno valutati:

  • l'aspetto fisico
  • il livello di stima, simpatia, fiducia suscitate
  • gli aspetti simili e discrepanti riguardo a pensieri sia concreti che fantastici
  • la tipologia di comunicazione/informazione scambiate

A queste valutazioni si aggiunge poi un elemento neuro-comportamentale: la vicinanza.

L'essere vicini a qualcuno non solo consente quello scambio comunicativo-relazionale utile alla conoscenza reciproca, ma sostiene la parte emotiva legata alla famigliarità che può favorire l'attrazione.

Considerato quindi che nel cercare il consenso e/o l'amore dell'atro agiamo comportamenti sia consapevoli che inconsci, quale ruolo avrebbe la comunicazione in tutto questo?

Si dice che le parole possono non essere sincere ma che il corpo non sappia mentire.

Per queste ragioni quando entriamo in una stanza in nostro modo di farlo è il nostro biglietto da visita perché il modo in cui camminiamo, sorridiamo, guardiamo gli altri permettono di capire se siamo aperti o chiusi a nuove relazioni.

Quando l'ansia da prestazione è elevata però difficilmente riusciremo a comprendere, controllare o accettare ciò che il corpo, in quel contesto, dice di noi.

Se il nostro bisogno/sogno/obiettivo è avvicinarsi alla persona che ci interessa, per costruire un legame occorre:

  • emergere dall'ombra in cui le paure potrebbero farci sentire collocati
  • affidarci alla nostra autostima
  • valorizzare le nostre doti invece di nascondere o mitigare i nostri difetti.

In un incontro, soprattutto il primo, quello di cui dovremmo tenere conto è che quasi sicuramente l'altro ha le nostre stesse paure.

Guardarlo negli occhi, sorridere, parlare lentamente, potrebbero aiutare a creare quel clima di conversazione rilassata e tranquilla.

Tra i fattori che favoriscono i rapporti duraturi ci sono infatti la fiducia e l'importanza del 'noi' e il comunicare in modo efficace, maturo e assertivo tutti fattori che svolgono un ruolo determinante per la costituzione e il mantenimento di una relazione.