Quanto valgo?

La percezione che abbiamo di noi ci condiziona parecchio.

Abituarsi a osservare come siamo e come ci comportiamo è un processo. Un modo di essere e pensare che permette di apprezzarci o criticarci attraverso una valutazione personale.

Ecco alcune domande che potrebbero essere utili:

  • Riesci a guardarti allo specchio, senza giudicarti o sottolineare le tue imperfezioni ma accogliendo le parti di te cambiate nel tempo oppure rimaste le stesse e che da sempre non ti piacciono?
  • Sai riconoscerti le qualità, abilità, i talenti che hai oppure ha sempre bisogno che siano gli altri a sottolinearli?
  • Sei sufficientemente egoista da pensare di essere una persona unica, meritevole di amore?
  • Cosa succede quando, insieme a colleghi e amici, pur avendo cose da dire ti senti, inascoltat*, oppure incapace di dire ciò che vorresti?
  • Come ti sento quando sei costrett* a confrontarti con gli altri? Li percepisci sempre migliori? Più all'altezza? Più belli, più intelligenti? Più...
Attenzione a non attribuisce troppo all'esterno le motivazioni delle risposte che ti darai.

Pensieri del tipo:
  • se fossi più magr* o più alt*,
  • se trovassi una persona in grado di capirmi,
  • se il mio capo non fosse così,
  • se avessi più denaro,
  • genitori più autosufficienti,
  • figli meno complicati ...
  • innescano la convinzione che la soluzione non sia in noi, ma fuori di noi e legata alla decisione o al comportamento di altri.
Conoscersi veramente non è una cosa facile. Per gli amanti del genere giallo, può essere addirittura una simpatica sfida, perchè noi, il modo in cui viviamo, ci comportiamo, reagiamo alla vita è un intricato mistero che la maggior parte di noi, decide di non risolvere mai.

Intanto non ci è facile chiederci come mai, pur riconoscendo il limite di un comportamento, per esempio aggressivo oppure passivo, non facciamo nulla per cambiarlo. Anzi, lo rafforziamo con l'alibi delle credenze. Ciò raramente ci porterà a cambiare l'idea di partenza e consoliderà invece la convinzione, che non siamo noi la causa dei nostri mali, ma lo sono qualcosa o qualcuno esterni.

In realtà viaggiare nei meandri del proprio Sè, se fatto con autenticità e convinzione, ci fa intraprendere un cammino interessante, che ha come meta un migliore relazione con noi stessi a partire dal cambiare quello che di noi non ci piace.

Se abbiamo la sensazione che quanto diciamo non sia ascoltato, che le nostre idee non siano mai quelle giuste e che tutti, eccetto noi, siano bravi, cominciamo col riconoscere che non possiamo costringere gli altri a cambiare, ma possiamo modificare il modo in cui noi interagiamo con gli altri e vedere cosa succede.

Se la mia sensazione è di non essere vista, per esempio, posso incominciare a chiedermi: cosa faccio io perchè questo accada?

E provare a progettare un piccolo passo verso il cambiamento. Una cosa semplice come anziché arrivare per primi ad una riunione d'ufficio e sedere in disparte, arrivare in orario, trovare una collocazione più visibile «e vedere di nascosto» come diceva una celebre canzone «l'effetto che fa.»