Sappiamo ascoltarci?

In un mondo in cui tutti hanno qualcosa da dire, da giudicare, da sentenziare, la comunicazione sembra essere orientata soprattutto all’esterno, come co-costruttrice di relazioni famigliari, lavorative, amicali con il costante rischio di mettere in secondo piano l’ascolto di Sé.

Capita di essere così presi dal contesto in cui si ascolta e si è ascoltati da non pensare che esista anche un altro tipo di comunicazione: quello con la parte più intima di noi, che non mostriamo al pubblico, che ci difende dalle paure più intime e che a volte, smettiamo di ascoltare.

Un modo per non perdere di vita questa «relazione» richiede una costante consapevolezza, nel presente, di quello che siamo, di quello che vogliamo, di quello che progettiamo, di quello che temiamo, di chi o cosa, hanno il potere di cambiare l'opinione che abbiamo di noi.

L'ascolto interiore spesso è difficile, o lo diventa, quando diamo troppo spazio a quelle che Berne (fondatore dell''Analisi Transazionale) ha chiamato «ingiunzioni», messaggi verbali ma anche non verbali, razionali e non, che possono indurre il bambino a pensare di non essere accettato.

Le ingiunzioni, unitamente agli «ordini», frasi dette  in modo consapevole con l’intenzione di modificare o condizionare i comportamenti o le scelte dei figli, in alcuni casi limitano così tanto la percezione di noi, da costringerci ad agire comportamenti che si riveleranno disfunzionali e penalizzanti.

Sono esempi di ingiunzioni frasi del tipo:

«Vorrei non fossi mai nata.»

«Per colpa tua ho rinunciato diventare…»

«Per prendermi cura di te ho dovuto...»

Mentre gli ordini sono:

«Sii perfetto!»

«Non devi più sbagliare!»

«Non devi piangere perché devi essere forte!»

Facendoci sentire inadeguati, ingiunzioni ed ordini vanno a plasmare l'autostima in modo insufficiente, rendendoci schiavi del giudizio esterno (prima genitoriale, poi del marito/moglie, nel lavoro, nelle relazioni), creando in noi la sensazione di essere sbagliati, colpevoli, perennemente alla ricerca di adesione a modelli troppo lontani da ciò che siamo.

Quando per accontentare le richieste esterne, smettiamo di ascoltarci, ignoriamo i nostri bisogni, solitudine, incertezza ed ansia, possono invadere quello spazio inascoltato. Re-imparare ad ascoltarci aiuta a:

  • cambiare il modo di giudicarci e di lasciarci giudicare,
  • focalizzare al meglio gli obbiettivi,
  • vedere e usare nuove strategie per superare momenti difficili,
  • adattarsi al cambiamento,
  • definire, comprendere e modificare, quello che nella nostra vita, non funziona

Quali sono le domande da porci?

  1. Quando prendo una decisione tendo ad accontentare prima me o a soddisfare le aspettative degli altri?
  2. Se ho un progetto da realizzare, riesco a mettere me stessa al centro oppure no?
  3. Se sono in difficoltà o vivo un momento critico, provo ad analizzare i passi da compiere per uscirne concentrandomi sui miei bisogni?
  4. Come reagisco di fronte al pensiero di CAMBIARE quello che non mi piace? Con paura? Con ansia? Con senso di colpa?

Prova a rispondere per iscritto a queste domande su un foglio. Riponilo in un cassetto e aspetta qualche giorno prima di rileggerlo e «ascoltare» ciò che le risposte date suscitano in te.