Il periodo storico-sociale in cui viviamo tende a identificare tra le cause primarie di problematiche adolescenziali, l’incapacità di educare e quindi di essere buoni genitori. Come in tutte le situazioni generalizzare non è uno strumento utile a comprendere le cause di un malessere che riguarda un numero significativo e preoccupante di ragazzi in difficoltà. Le continue critiche inoltre finiscono col mettere in discussione la non facile posizione di educatori attraverso la consapevolezza di risorse e fragilità e l’uso di tecniche comunicative-relazionali che sembrano scarseggiare non solo all'interno della famiglia. Cosa serve alla coppia genitoriale per essere efficace? Intanto l’acquisizione del ruolo. Con i figli c’è un tempo per essere amici e un tempo per essere educatori (posizioni per altro che non si escludono). Occorrono autorevolezza, una buona capacità di ascoltare anche le cose che non interessano o che non vorremmo sentire (quelle che da genitori ci fanno accapponare la pelle e mettere in dubbio che il ragazzo o la ragazza che abbiamo davanti siano gli stessi che tenevamo in braccio a cui andava bene tutto ciò che dicevamo). Spesso i dubbi, il periodo complesso che si sta attraversando, la necessità di trovare nuovi ed efficaci equilibri dopo una separazione, possono innescare perplessità, rabbia e senso di frustrazione. È stato dimostrato che la qualità della relazione tra i genitori influisce sulla sicurezza di attaccamento del bambino mentre relazioni genitoriali instabili non aiutano a mantenere le sicurezze acquisite. Ciò non significa che il bambino non debba o non possa vivere la realtà anche conflittuale di una famiglia, ma assistere a discussioni e dispute in modo continuativo e inappropriato genera «un grande senso di insicurezza.» La coppia genitoriale dovrebbe decidere insieme il progetto educativo da seguire. Condivido la frase di G. Bolea tratta da Le madri non sbagliano mai: «Aperto o latente (…) il conflitto pedagogico tra made e padre porterà a un incapsulamento grave della personalità (…) e più tardi a una aperta e grave sindrome d’opposizione con possibile scatenamento di atti antisociali».